Enrichetta Beltrame Quattrocchi
Filglia di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi
Malgorzata Janus, amica di Enrichetta
Pace e bene a tutti, mi è stato chiesto di raccontare qualcosa della mia amicizia con Enrichetta, la figlia dei beati Beltrame Quattrocchi, a proposito dei quali proprio ieri Cristina Righi e Giorgio Epicoco hanno già tratteggiato un bellissimo quadro.
Mi soffermerò allora con qualche pennellata su Enrichetta, anche se non sono abituata a parlare in pubblico e per me non è stato facile accettare questa sfida. È anche vero che non appena mi ha raggiunto il pensiero sulla mia inadeguatezza, immediatamente è arrivata nella mia mente la voce forte di Enrichetta che, come sapeva fare solo lei, mi spronava a, non gettare la spugna. Ed eccomi qua! Quindi abbiate molta comprensione, per favore.
Quando ripenso a come l’ho conosciuta, mi viene da lodare immediatamente Iddio. Se avessi voluto progettare io quel primo incontro, sarebbe stato impossibile. È stato voluto dal Cielo, lo penso tuttora. Il mio ufficio, dove lavoro da oltre 30 anni, si trova su uno dei 7 colli di Roma, quello più basso, il Viminale. E a pochi passi da lì, sull’Esquilino, il colle più alto, non a caso dedicato alla Madonna, sorge la stupenda basilica papale di Santa Maria Maggiore, è anche la prima in Occidente dedicata alla Madre di Dio la Theotokos. Nomino questa basilica perché spesso nella mia pausa pranzo di 60 minuti mi reco là, per pregare davanti a Gesù Eucaristia.
Era il 2008, quando, all’interno della Basilica, nella cappella Cesi, mentre leggevo un libro comprato nella Libreria Vaticana, perché incuriosita dal titolo che non mi quadrava “Mistica coniugale, Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi” di Erminia Catapano e Vincenzo Angrisani, ho scoperto che i protagonisti abitavano nello stesso condominio del mio ufficio! Come se non bastasse, questi due sposi, ovviamente io non lo sapevo ancora, si sono sposati un secolo fa, proprio nella stessa cappella da dove io ora leggevo su di loro. Le famose DIOincidenze … Non avendo mai sentito parlare di questa famiglia, rientrando dalla pausa, ho chiesto informazioni al portiere che gentilmente si è subito attivato e ha fatto da tramite per fissarmi un appuntamento con la figlia dei beati già il giorno dopo! Quindi l’indomani, nella mia pausa pranzo, sempre di 60 minuti, mi sono recata con lo stesso libro sotto il braccio nella scala adiacente rispetto al mio ufficio per incontrare LEI. Entrata in casa sua, l’impressione è stata quella di ritrovarmi immersa tra le pagine di un libro antico, ma non avrei mai immaginato che la protagonista di uno dei capitoli di quel libro sarei stata io! Lei era seduta a tavola, giustamente era l’ora di pranzo, ma sono bastate poche battute fra di noi per passare al “TU” ed entrare in sintonia spirituale. Il meglio doveva ancora arrivare però, perché questa graziosa signora di 94 anni, durante la nostra conversazione, all’improvviso ha cominciato a non reagire più! Allarmata, ho allora alzato la voce chiamandola per nome, ma niente, non rispondeva!!! All’epoca aveva in casa due badanti stranieri che non parlavano benissimo l’italiano, e poi c’ero io, polacca, quindi una terza straniera, per giunta presente lì da soli 15 minuti. Potete solo immaginare la situazione surreale!!!! Non avendo la minima idea di cosa poter fare, mi sono messa dietro di lei, ho posizionato le mie mani sulla sua testa e ho recitato TUTTO d’un fiato IL PADRE NOSTRO!
Ancora adesso, se torno indietro con la mente, mi riesce difficile capire come l’abbia potuto fare! Fatto sta che dopo la preghiera, ho cominciato a fare il necessario, la misurazione della pressione con l’aiuto del badante (aveva 30 di minima), la telefonata al pronto soccorso, la richiesta al portiere di aprire l’enorme portone di legno condominiale che durante la pausa pranzo è sempre chiuso… Non so, forse perché siamo vicini al santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso, che io da quel giorno chiamo il Santuario del Pronto Soccorso, l’ambulanza è riuscita ad arrivare in pochissimi minuti, e avendo parcheggiato nel cortile del condominio, sono potuti intervenire subito con il defibrillatore. Nel frattempo, io ero salita sulla ruota dell’ambulanza per controllare se il battito cardiaco fosse ripreso. Il mio cuore invece in quei momenti concitati era esattamente l’opposto, andava all’impazzata! Constatato che il battito di Enrichetta si era ripreso, l’ambulanza con CODICE ROSSO è partita con la sirena a squarciagola e si è diretta al Policlinico. Ho avuto giusto il tempo di chiedere ad una sua vicina di casa di salire con lei sull’ambulanza, perché non fosse sola ed avesse qualcuno al suo fianco. Enrichetta si era salvata! Il giorno dopo (sempre nei miei famosi 60 minuti di pausa), quando sono andata a trovarla al Policlinico, senza nemmeno conoscere il reparto, l’ho trovata immediatamente e soprattutto, lei era già in compagnia di una sua amica perugina con la quale conversava appassionatamente. Appena mi ha scorto – io ero convinta di dover fare le presentazioni, ma nient’affatto – ha esclamato: “AHHHH!!! ECCO IL MIO ANGELO CUSTODE!!!” E subito dopo: “perché MI HAI SALVATA!!! IO ERO GIÀ CON I MIEI BEATI GENITORI”!!!”
Ecco, vedete, questa era Enrichetta, la figlia dei beati Beltrame Quattrocchi! Ovviamente, questo nostro primo incontro che vi ho appena raccontato, ha rappresentato l’inizio di un’amicizia che per me è stata santa e immortale direi, l’inizio di una lunga serie di sorprese. Se dovessi connotare la nostra amicizia, direi UNA QUOTIDIANA SORPRENDENTE SORPRESA. Da quel giorno benedetto, ogni qualvolta mi si presenta un fuoriprogramma, lo affronto con occhi diversi e con il cuore di una bambina che intravede un nuovo regalo dal Cielo. Sto imparando sempre di più che LODANDO IDDIO, anche per gli imprevisti, si entra in un piacevole circolo che crea dipendenza, che crea radici per una grazia molto più grande rispetto all’inconveniente stesso. Lavorando nello stesso condominio dove è situata tuttora la casa dei Beltrame Quattrocchi, ci siamo frequentate quotidianamente per 4 anni, fino al giorno precedente la sua morte. L’ultimo giorno in cui ci siamo viste, durante la celebrazione della santa Eucaristia, ero accanto al suo letto, era il 15 di giugno 2012, un venerdì, ma non un venerdì qualunque … era la festa del Sacro Cuore di Gesù, e il giorno dopo, dedicato al Cuore Immacolato di Maria, Enrichetta ha spiccato il volo verso i suoi genitori. Come ho già detto all’inizio, tutte queste, sono delle pennellate, sono dei ricordi, quindi non strettamente in ordine cronologico… Capitava spesso che passassimo insieme anche i fine settimana, perché andavamo o a qualche ritiro spirituale o in qualche monastero, per esempio al monastero delle benedettine a S. Agata sui due GOLFI (vicino Sorrento) dove la famiglia Beltrame Quattrocchi si ritirava nei vari periodi dell’anno, o al Santuario della Mentorella (sul Monte Guadagnolo, vicino Palestrina, non lontano da Roma) dove, abbiamo festeggiato il mio 4quarantesimo compleanno, oppure in vacanza a Serravalle, in Toscana, vicino al monastero di Camaldoli, dove è 5 situata una loro casa di villeggiatura (in quella casa la mamma di Enrichetta, Maria ha passato gli ultimi momenti prima morire). Alcune volte è venuta anche a casa nostra, ad Acilia. Quante risate ci siamo fatte, come due adolescenti, prendendo in giro noi stesse e tutte le varie situazioni che si creavano a seguito della nostra differenza di età. Ci toglievamo ben 55 anni. Spesso mi ripeteva che in me rivedeva sé stessa alla mia età, e le faceva molto piacere questo tuffo nel passato, e io solitamente, guardandola, mi immaginavo alla sua età. Pensate per un momento, due amiche, con 55 anni di differenza, che si vedono almeno due volte al giorno, mangiando insieme, pregando insieme, partecipando insieme alla santa Eucaristia, e poi la sera, quando io avevo finito di mettere i figli a letto – ogni tanto Enrichetta si faceva passare la cornetta per dare loro la buonanotte – di nuovo si mettevano al telefono per ore intere… Sapete cosa mi attraeva di più in Enrichetta e che mi faceva desiderare di imitarla???? Il fatto che con la sua età avanzata, le gambe che non avevano la forza di farla camminare non le fossero di ostacolo. Lei andava oltre questi ostacoli, e spesso diventavo io, le sue gambe, le sue braccia, la sua casella e-mail che tra l’altro ho creato io e poi la aiutavo a gestirla, rispondendo ai messaggi sotto la sua dettatura. Poi abbiamo attivato un altro mezzo di comunicazione: Skype, perché all’epoca non c’erano né Teams, né Zoom; Tutto questo le era d’aiuto per dialogare con le persone distanti testimoniando la spiritualità dei genitori. La sua maturità interiore mi attraeva tantissimo! Perché per lei non esistevano più i condizionamenti. Anzi lei governava i condizionamenti. Desideravo ascoltarla perché percepivo che lei viveva qualcosa di grande con Gesù, e oltretutto aveva la capacità di raccontare questa sua relazione con Lui. Come una cesellatrice, con poche parole riusciva a modellare, a plasmare con sapienza tutto ciò che io portavo nel cuore ma non riuscivo ad esprimere. Aveva un dono. Con Enrichetta ho vissuto 4 anni di esercitazioni quotidiane sul come incanalare le mie debolezze confidando nella grazia di Dio, sul come farsi bastare quello che la vita ci regala e far divenire questo regalo un capolavoro, sul come acquisire la consapevolezza delle cose che viviamo alla scoperta della verità. Ecco, ho concluso. Vi lascio un ultimo mio ricordo, un’ultima pennellata su Enrichetta, facendo il confronto con il campanile di Santa Maria Maggiore, dove una delle cinque campane, la più antica, chiamata la Sperduta, ogni sera alle ore 21.00 fa sentire un suono soave. È un suono inconfondibile tra i mille campanili di Roma, gradito, come la voce di un’amica che ti richiama tra le dissonanze della vita quotidiana. Questa campana viene chiamata la Sperduta perché la leggenda parla di una giovane che si smarrisce durante il suo pellegrinare verso Roma e proprio questi rintocchi le fanno ritrovare la strada. Io ogni volta che la sento penso a Enrichetta, alle tante volte che l’abbiamo ascoltata insieme da casa sua aprendo appositamente le finestre per ascoltarla meglio, per sperare e pregare insieme, chiedendo aiuto a Maria, la Theotokos, la Madre di Dio.
