Serva di Dio Léonie Martin
Dominique Menvielle
Dopo le loro due figlie, Marie e Pauline, i genitori avrebbero voluto avere un maschio, soprattutto perché diventasse prete, missionario! Ma è una bambina, Léonie, che arriva. «Maschio o femmina, prendiamo ciò che Dio ci dà», come dice la signora Martin.
Se le due figlie maggiori sono cresciute senza problemi, Léonie fin dalla nascita dà molte preoccupazioni: è malata e rischia di morire… Si prega e si fa pregare la veggente di Paray le Monial, all’epoca la beata Marguerite Marie, e lei ritrova la salute, che rimarrà comunque sempre fragile. Alla fine della sua vita confesserà: «Non ho passato un solo giorno senza avere mal di pancia, mal di testa e pruriti…». Sono forse la causa delle sue carenze intellettuali? Della sua mancanza di concentrazione? Dei suoi scatti d’ira, del suo malumore, della sua indisciplina in classe che farà vergognare le sue sorelle? I medici consultati nel XXI secolo non possono ovviamente formulare una diagnosi a distanza.
Léonie ebbe una carriera scolastica disastrosa. Fu espulsa dalla scuola, persino dal collegio delle Visitandine, famose per la loro reputazione di educatrici e dove insegnava la zia venerata dalla famiglia Martin, sorella di Zélie. Marie, la sorella maggiore di Léonie, la descrive così in quel periodo:
«Era una bambina assolutamente indisciplinata, nessuno riusciva a domarla… Non stava mai ferma, non appena le veniva concessa un po’ di libertà, ne approfittava per mettere tutto in disordine… non si poteva mai stare tranquilli con lei» (p. 34).
Abbiamo tuttavia quella ammirevole reazione di Zélie, piena di buon senso e soprattutto di speranza, che manterrà fino alla fine della sua vita:
“Non merito un miracolo, – per cambiare la sua natura – e tuttavia spero contro ogni speranza. Più la vedo difficile, più mi convinco che il buon Dio non permetterà che rimanga così. Pregherò finché non si lascerà intenerire. È stata guarita all’età di 19 mesi da una malattia che l’avrebbe portata alla morte; perché il buon Dio l’avrebbe salvata dalla morte se non avesse avuto su di lei progetti di misericordia? “(CF 117)
Léonie ha 5 anni quando le due sorelle maggiori vanno in educandino. Hélène, la sorella che la segue di poco, morirà 2 anni dopo e i 2 fratelli dopo muoiono in tenera età. Léonie vede quindi un grande vuoto aprirsi intorno a lei. Si ritrova isolata tra due coppie di sorelle molto affiatate, Marie e Pauline da un lato e Céline e Thérèse dall’altro.
E soprattutto, dall’età di 5 anni fino all’età di 14 anni, ovvero per 9 anni, praticamente per tutta la sua infanzia, Léonie è stata sotto il dominio tirannico della domestica di casa. Louise Marais aveva deciso di prenderla sotto la sua ala protettrice all’insaputa dei suoi genitori, che riteneva incapaci di domarla. Sotto la minaccia di essere picchiata, Leonie era costretta a obbedire solo alla domestica, mettendosi completamente al suo servizio. Léonie non doveva andare a giocare con le sue sorelle, Léonie non doveva uscire a fare la spesa con sua madre… insomma, Louise l’aveva isolata dalla sua famiglia. Questo fece dire alla signora Martin, che non riusciva a capire il motivo di questo comportamento: «Ho una figlia che non mi ama!». Terribile! «Cosa ne sarà di lei quando non ci saremo più?», si chiedeva.
Desiderio di santità
Léonie, invece, sa bene cosa ne sarà di lei. Diventerà una religiosa visitandina come sua zia. E non una religiosa qualsiasi: vuole essere una vera religiosa! E quando le chiedono cosa sia una vera religiosa, lei risponde: «una santa». Questo fa ridere tutti a casa: immaginare l’impetuosa Leonie, con le mani giunte, che cammina a passi misurati sotto i chiostri di un convento… Eppure, va notato che durante il catechismo di preparazione alla prima comunione, Leonie ha ricevuto le congratulazioni del parroco per le sue buone risposte. Quindi sa impegnarsi in ciò che le interessa, in ciò che la fa vivere.
Nel frattempo, è già bello che si stia preparando seriamente alla sua solenne comunione. Zélie aveva notato con rammarico che Léonie non voleva pregare, non voleva fare sacrifici per compiacere Gesù… No, Léonie, ciò che le interessa non sono le preghiere già pronte, ma che le si racconti la vita di Gesù! Gesù nella vita! E che dire degli sforzi per controllarsi, per tenere conto delle proprie buone azioni? È già terribile, per lei che non sa esprimersi con dolcezza, far capire ai suoi cari ciò che nasconde il suo cuore d’oro. Ne abbiamo un esempio quando, invitata dalla zia a trascorrere una vacanza con le cugine al mare – cosa che lei adora – rifiuta di andare, brontolando. Nessuno ha capito che voleva lasciare il posto a Céline, che piange dalla voglia di andarci.
Zélie aveva avvertito le sue figlie maggiori: «Siate gentili e pazienti con Léonie, lei non ha ricevuto tanti doni quanto voi». Eppure… i doni del cuore e della fedeltà lei ne ha tanti. E non si dimostrerà priva di doti manuali, né di un certo buon senso. Zélie l’aveva affidata alle preghiere delle suore clarisse di Alençon. Quelle ultime presero a cuore il loro compito, senza dubbio, facendola entrare un po’ troppo in fretta nel loro convento. Ma la vita lì è troppo severa… ne esce due mesi dopo. Entra poi nelle Visitandine (la spiritualità della sua cara zia)… entra, esce una volta, due volte, tre volte, prima di rimanerci definitivamente.
Léonie è molto lucida: la chiamata di Dio c’è, il suo desiderio di donarsi a Lui c’è. Manca solo la volontà di compiere ciò che le viene chiesto. Deve rinunciare alla santità? A dimostrare il suo amore per Gesù?
Di fronte alle difficoltà, Léonie ci metterà tempo. E anche questo è interessante per noi…
Per 25 anni, si può dire che Léonie – diventata suor Françoise-Thérèse – percorre i corridoi del monastero della Visitazione piangendo sulla sua miseria, si lascia facilmente distrarre durante l’ufficio, si dedica a tutti i piccoli servizi che ama rendere alle sue sorelle, a destra e a sinistra… ma… quando vuole e come vuole! A sua discolpa, va detto che le condizioni fisiche di quel grande edificio esponevano la sua salute fragile al freddo e alla mancanza di sonno, senza contare la severità delle sue superiori.
Quale sarà la sua via d’uscita?
Innanzitutto, il sostegno della sua famiglia
Vorrei innanzitutto sottolineare l’atteggiamento di suo padre: i pellegrinaggi a digiuno che ha compiuto per chiedere la sua guarigione, la sua abnegazione affinché lei prendesse il suo posto nel pellegrinaggio di Zélie a Lourdes, il suo rispetto quando scoprì con stupore che era postulante presso le clarisse. Va anche sottolineato l’atteggiamento dello zio e della zia Guérin, che la accolgono a casa loro quando esce dal convento, dopo la morte del padre, che la sostengono nella sua depressione e la appoggiano nella sua decisione di tornare al convento.
C’è soprattutto il sostegno delle sue sorelle carmelitane che le hanno promesso una lettera ogni quindici giorni. Un privilegio. Già durante il viaggio di Teresa a Roma, la corrispondenza familiare manifestava preoccupazione nei suoi confronti. Sì, preghiamo per Teresa e per la sua richiesta al Papa, ma soprattutto non dimentichiamo di pregare per Leonie che sta cedendo al convento della Visitazione! Ad ogni tentativo di entrare in convento, la domanda è: «Ce la farà? Non ce la farà?». Le preghiere di tutta la famiglia Martin, dei cugini Guérin, delle comunità religiose sono ferventi.
E anche le preghiere della sua stessa comunità, le cui superiori hanno ben discernuto la serietà della sua vocazione. Léonie venne a conoscenza in quel momento della lettera che sua zia religiosa aveva scritto a suo fratello Isidore quando lei aveva 9 anni, che esprimeva tra l’altro questo giudizio rassicurante: «Léonie mi ha dato buone speranze per il futuro. È una bambina difficile da crescere e la cui infanzia non darà alcuna soddisfazione, ma credo che in futuro sarà migliore delle sue sorelle. … Davanti a Dio le nature più ribelli non sono nulla, i lupi, per grazia, diventano agnelli e gli agnelli diventano intrepidi come leoni; l’importante è superare se stessi, il che è un lavoro molto difficile, ma possibile con la grazia di Dio». Questo incoraggia Léonie, anche se si considera un elemento disastroso, sminuendosi rispetto alle sue sorelle così dotate in molti campi! Soprattutto, porterà a lungo nel cuore il ricordo dei suoi anni difficili, durante i quali ha fatto soffrire i suoi cari. Ha perdonato rapidamente Louise, la domestica, ma ricorderà per sempre la sua «tormentatrice».
Léonie, nella sua famiglia, ha acquisito le solide basi di una vita di fede; l’esempio dei suoi genitori le ha mostrato l’importanza della preghiera e dell’Eucaristia come legame vissuto con Cristo. Le piaceva festeggiare l’anniversario del suo battesimo, che era avvenuto proprio il giorno della festa del Santissimo Sacramento. In quel giorno, trabocca di gratitudine: «Come potrei ripagare il Signore per tutti i beni che mi ha fatto? … Prenderò il calice della salvezza e invocherò il suo santo nome tutti i giorni della mia vita», giorni che però si prolungavano troppo a suo avviso, poiché fino all’età di 65 anni non vedeva l’ora di morire per lasciare questa vita di stenti sulla terra!
È certa di essere chiamata in Paradiso per una vita eterna, l’obiettivo è fissato. Ma l’importante è arrivarci! Colei che sosterrà in modo particolare l’azione di Dio in lei è Teresa, la sua sorella minore di 10 anni. Non si limiterà a insegnarle le regole della grammatica e le frazioni in matematica, ma la accompagnerà nel suo cammino verso la santità.
Come ha fatto?
Forse come alcuni di noi: pubblicando la sua Storia di un’anima, in cui Léonie scopre com’era la vita di Teresa nel monastero, e anche attraverso le lettere che le ha scritto. Nei momenti di scoraggiamento, Léonie si rivolgeva a lei: «Tu, so che mi capisci…», le diceva. Un’altra volta, pronuncia queste parole che lei considera una confessione terrificante, ma che riempiono di gioia Teresa alla fine della sua vita: «Tu sei pronta per andare dal buon Dio, sicuramente sarai ben accolta. Ma io, ahimè, arriverò a mani vuote… eppure ho l’audacia di non avere paura. Lo capisci? È incredibile, lo so e lo ammetto, ma non posso farci niente.»
All’ennesima uscita dal convento, le diceva anche: «Parlami del buon Dio e di tutto ciò che può farmi progredire nella virtù… Se sapessi quanto ho bisogno di aiuto per non lasciarmi andare ai piaceri e alla vanità del mondo… Sono così debole, sai che conto su di te».
Dopo la morte di Teresa, suor Françoise-Thérèse, lucida sulla sua debolezza, ha tutti gli ingredienti per seguire la piccola via di sua sorella: «È la fiducia, solo la fiducia che deve condurci all’amore».
Ogni anno al convento, Léonie fa il suo ritiro annuale basandosi sul Vangelo, sulla Storia di un’Anima e sulle lettere che Teresa le ha inviato. Ha 70 anni quando scrive alle sue sorelle:
“Che si veda chiaro in questi giorni di grazia! … Credo che il Buon Dio si aspetti da me questa radicale piccolezza … Quanto questo mi incoraggia e mi dà le ali, pregate, pregate per me affinché io perseveri… Ne faccio la dolce esperienza, Gesù porta la sua bambina perché sa che, anche camminando, tenendola per mano, lei cadrebbe con il naso per terra. Ho quindi tutto da guadagnare a non lasciare le sue braccia divine, così come mi guardo bene dal cercare di crescere”.
Teresa la fa progredire gradualmente e le ispira la risoluzione annuale che deve prendere:
1° passo: Teresa la convince che Dio la ama
La sua risoluzione inizia con una frase di Teresa: «Sento che se, per impossibile, trovassi un’anima più debole della mia, ti comporteresti con essa con ancora più favore, purché si abbandonasse con totale fiducia alla tua infinita misericordia! »
Ecco, mio Gesù, questa piccola anima, non potete trovarne una più debole, più miserabile della mia: ho quindi tutto il diritto di contare su di voi, di abbandonarmi al vostro amore misericordioso».
Sì, ora ne è convinta: «Ciò che mi dà tutta la mia fiducia è che so bene che lui non mi abbandonerà».
Seconda tappa: Teresa invita Leonie a distaccarsi da se stessa per guardare solo Dio, dimenticandosi completamente di sé
Il suo proposito per il nuovo anno diventa: «Con o senza gioia, non importa, d’ora in poi voglio condurre una vita nascosta e annullata agli occhi delle creature».
Confida: Ho sofferto molto per la mia inferiorità. Ho sentito molto intensamente l’isolamento del cuore, di tutto… Ora, grazie alla grande grazia del ritiro, tutto questo caos sfiora appena la mia anima! Ditemi, non riconoscete in questo l’opera della nostra amata Santa? (1920)
Ed è soprattutto nell’assiduità al lavoro che le viene richiesta che deve compiere il maggiore sforzo, poiché, come lei stessa ammette: “Provo un odio estremo per la sottomissione».
«Ho deciso di sacrificare la mia volontà per un buon uso del tempo. È così che, tra le braccia di Gesù, salirò il mio duro calvario». E riprende la frase di Teresa dopo la grazia di Natale: «Da quando non cerco più nulla in me stessa, conduco la vita più felice che ci sia».
Terza tappa: «far amare il buon Dio come lo amo io»
All’esempio di Teresa, la sua risoluzione è quella di compiacere Gesù, di unirsi più intimamente a lui, di essere caritatevole con gli altri. «La piccola via», riconosce Léonie, non è altro che quella dell’Amore divino: essere il raggio di sole che dilata tutti i cuori. In un piccolo taccuino di appunti intimi, aveva annotato: «Ah! Vorrei comunicare la tua fiamma e farti amare molto».
Quarta tappa: diventare missionaria, attraverso la preghiera e il sacrificio
Usando le stesse parole di Teresa, scrive a sua sorella Pauline (Madre Agnès): «I miei dolori, la mia felicità, i miei piccoli sacrifici, ecco i miei fiori!». Le sembra che Teresa le dica: «È così che mi sono santificata, fai come me» (12/11/1922).
Si nota quindi l’evoluzione delle sorelle Martin nei suoi confronti. Léonie non è più la bambina fragile da coccolare e sostenere. Una dopo l’altra, le chiederanno una preghiera in una determinata situazione, un consiglio. È una novità! E le sue consorelle in convento la descrivono allora come una sorella tranquilla, allegra, divertente, piena di entusiasmo, la cui presenza manca durante la ricreazione quando è assente.
Léonie ha potuto spiccare il volo grazie al capitale spirituale assorbito nella sua famiglia e grazie al sostegno costante delle sue sorelle, ma questo non basta. La santità è il frutto di una grazia del tutto personale e richiede un impegno personale.
Qual è stato il segno particolare di Dio in lei?
Nell’ultima fase della sua vita, Léonie rivela il suo forte legame con lo Spirito Santo. Vi riporto alcune delle sue riflessioni: «Sono felicissima che lo Spirito Santo sia la mia unica ricchezza! (Pentecoste 1939). La Pentecoste è «la festa per eccellenza dell’amore, amo questa festa con passione».
Ciò che le importa è essere «una vittima dell’amore misericordioso, cioè vittima dello Spirito d’Amore». Alla vigilia dei suoi 64 anni, vorrebbe essere consumata dall’amore divino, fino a morire presto: «Noi vogliamo solo l’amore, non è vero? Solo quello è vero… ». Durante un’altra Pentecoste, assapora queste parole: «Il buon Dio opera in noi, non c’è bisogno di vederlo, di sentirlo. » «Fortunatamente – commenta – perché sono sempre e sempre più un povero ceppo, chiedo a Gesù di accenderlo e allo Spirito d’Amore di attivarlo. Infine, la loro piccolina vuole solo amare, non sa dire e fare altro, perché è troppo piccola e questa piccolezza è tutta la sua felicità e tutta la sua forza».
Certo, la Santissima Trinità non si divide. Ma ognuno può avere un legame più particolare con l’una o l’altra persona divina. Anche questo fa parte della sua santità, nel senso che la santità di una persona rivela al mondo qualcosa di Dio.
Conclusione:
Con l’aiuto della grazia di Dio e il sostegno della sua famiglia e della sua comunità religiosa, Léonie si dedicò completamente alla sua vocazione. Alla fine della sua vita, da perfetta discepola di Teresina, disse: «La mia anima non può avere paura del buon Dio! Al contrario, è la mia estrema miseria che mi dà questa fiducia… che audacia!» (1941) Sì, la santità, la vita nell’amore di Gesù la attirava più di ogni altra cosa.
Teresa lo ha realizzato in 24 anni, Leonie in 70 anni. Ma che importa, in cielo il tempo non conta più!
Non sappiamo se sarà dichiarata santa ufficialmente dalla Chiesa. In ogni caso, ci dà l’occasione di rendere grazie all’azione di Dio in un’anima, di constatare che Dio ha più di un asso nella manica per far arrivare ciascuno alla meta della propria vita: che è la nostra unione a Lui nella gloria del Cielo, cioè la santità.
Mentre celebriamo il centenario della canonizzazione di Teresa, rileggiamo l’ultima frase del suo Manoscritto B reinterpretata da Leonie:
Faccio mie queste parole della mia santa sorellina, che mi aiuteranno potentemente, ne ho dolce fiducia: «O Gesù! Se potessi dire a tutte le piccole anime la tua ineffabile condiscendenza! Sento che se, per impossibile, ne trovassi una più debole della mia, ti comporteresti con essa con ancora più favore, purché si abbandonasse con totale fiducia alla tua infinita misericordia!” Ecco, mio Gesù, questa è la mia piccola anima, non pouoi trovarne una più debole, più miserabile della mia: ho quindi tutto il diritto di contare su di te, di abbandonarmi al tuo amore misericordioso. (Cfr. Santa Teresa del Bambino Gesù, Ms B, 5 v°)
Riconosciamo qui Leonie, la prima discepola di Teresina, che ci chiama a seguirla sulla sua piccola via di santità. «Beata infanzia spirituale, tu sei per me la via più breve e più sicura per condurmi alla perfezione, anzi alla santità della mia vocazione», ci dice Leonie in conclusione. E noi aggiungiamo: qualunque sia la nostra vocazione.
